Come le farfalle gialle

In occasione della Giornata della Memoria tutti i bambini della scuola primaria Aleardi hanno immaginato, per un attimo, di trovarsi in un luogo dove non potevano uscire, non potevano mangiare quel che volevano né giocare come desideravano, né disegnare. Probabilmente, in quella situazione, su quei fogli avrebbero raffigurato farfalle, fiori, case di campagna: i loro desideri, i loro sogni. Allora con gli insegnanti hanno realizzato farfalle con la tecnica dell’origami. È proprio quello che facevano i bambini di Terezín (o Theresienstadt, secondo il nome tedesco), circa quindicimila ragazzi ebrei che, tra il 1941 e il 1945, hanno vissuto in questo campo di concentramento nella Repubblica Ceca. A Terezín i bambini “vivevano” con le loro famiglie in una situazione dove c’erano poco cibo e molte malattie. Ma il campo aveva una particolarità, poiché quel luogo doveva servire alla propaganda nazista per mostrare un “ghetto modello”. Per questo a Terezín vennero portati intellettuali, artisti, musicisti che spesso venivano “usati” per mostrare la falsa benevolenza di Hitler verso gli ebrei. Quando nel 1944 la Croce Rossa visitò il campo, i nazisti organizzarono persino una rappresentazione musicale mettendo in scena un’opera.